L’abate De Rance che diede avvio alla riforma Trappista.
I monaci trappisti oggi
Con la Bolla del 21 aprile 1868, venne ricostituita una comunità che doveva avere almeno 14 religiosi: l’incarico fu dato ai Cistercensi Trappisti, a cui fu donata l’abbazia. I monaci della Grande Trappa intrapresero radicali opere di restauro degli edifici ma soprattutto si impegnarono a fondo per la bonifica integrale della zona, con la costruzione di sistemi di drenaggio delle acque stagnanti, pericolose anche per le fondamenta delle strutture edificate. La lotta alla malaria ebbe un grande alleato nell’albero di eucaliptus: i monaci trappisti ne piantarono molti, soprattutto dopo il 1870, quando, caduto il potere temporale della Chiesa, i Trappisti riuscirono ad ottenere in enfiteusi perpetua un appezzamento di 450 ettari in cambio, tra le altre condizioni del contratto, di piantare almeno 125.000 alberi di eucaliptus. I lavori di bonifica continuarono fino ai primi del ‘900, quando la copertura di uno stagno nei pressi del monastero e l’uso di zanzariere e di chinino, mise fine al problema malaria. Oggi intorno al territorio dei monaci, intorno alla valle delle Acque Salvie, restituita alla vita e al culto delle sacre memorie, si estende la moderna città di Roma.